sabato 2 maggio 2015

 Per festeggiare il compleanno di mio marito e mio suocero,  la nonna Igi si è offerta di preparare uno dei suoi più famosi cavalli di battaglia : " Baccalà in umido  con verdure" .
Ma come ci è arrivato il baccalà sulle tavole abruzzesi dalla lontana Norvegia?
Come per tante altre scoperte, dobbiamo dire grazie a un mercante veneziano che naufragò  su un'isola dell'arcipelago delle Lofoten, verso la metà del 1400.
Una volta riuscito a tornare in patria,  svelò il procedimento per  essiccare il merluzzo all'aria di mare  e di quanto questo cibo fosse importante per l'alimentazione dei marinai della Serenissima poichè lo si poteva conservare per lungo tempo nella stiva delle navi.
Molto probabilmente, durante i loro viaggi, i Veneziani  importarono tale alimento a Napoli, anche se sotto forma di stoccafisso ( va ricordato che si distinguono perchè  lo  stoccafisso va essiccato all'aria mentre il baccalà  è  conservato sotto sale)  e poi anche a Lanciano durante le rinomate Fiere che qui si tenevano già nel '500.  Lo stoccafisso fu particolarmente apprezzato dai contadini perchè era più facile da conservare ed anche perchè più economico; inoltre era contemplato anche nell'elenco dei cibi cosidetti " di magro " e consigliato  dalla Chiesa durante il periodo della Quaresima.
 Ad Ortona ,tuttora, è di tradizione un ottimo piatto a base di stoccafisso e cavoli neri  che un tempo si preparava in un paiolo di rame  con tre piedi chiamato " puzenette ".

Ma torniamo alla nostra ricetta.

Per prima cosa bisogna soffriggere in abbondante olio  extravergine di oliva i tranci di baccalà precedentemente lavati e ben asciugati





Una volta dorati,  vengono tolti dal tegame e messi da parte, su carta assobente, per asciugare l'olio in eccesso.

Si preparano carote e sedano tagliati a tocchetti e si mettono ad appassire nello stesso tegame con l'olio che è servito a soffriggere il baccalà.





Dopo una prima  cottura di queste verdure, si uniscono le cipolle , affettate sottilmente, e falde di peperone






Si lasciano appassire tutte le verdure a cuocio dolcissimo, dopo averle abbondantemente innaffiate con vino Trebbiano d' Abruzzo.

Mentre le verdure cuociono, si pelano e tagliano a tocchetti delle patate ( nonna Igi adora quelle a buccia rossa...) e si soffriggono poche alla volta in olio extravergine di oliva.



Quando  tutte le verdure sono cotte, si uniscono a queste le patate e la salsa di pomodoro e si lascia cuocere il tutto , sempre a fuoco dolcissimo.




Quando il sugo ha preso la giusta consistenza, si aggiungono, delicatamente, i pezzi di baccalà precedentemente fritti, olive nere ed abbondante basilico sminuzzato. Qualora fosse gradito, si può aggiungere del peperoncino piccante.


Ed ecco la nostra Cuoca all'opera  !!!!









mercoledì 29 aprile 2015

Maggio è alle porte. In questo mese la memoria mi porta  inevitabilmente  a  raccontarvi di un antico piatto , molto simile a quello che la  maggior parte di voi conoscerà ,di certo, con il nome di Virtù.
Non vi parlerò di questo famosissimo caposaldo della cucina teramana, ma della ricetta tramandata in famiglia in  cui ,oltre agli ingredienti, nonna aggiungeva ricordi e racconti contadini.
Raccontava  che spesso, nei primi giorni di Maggio,  le scorte di cibo per l'inverno volgevano alla fine e così ci si nutriva con ciò che restava nell'orto ed in dispensa.  Per tradizione, nel giorno del primo Maggio si preparava una minestra con nove tipi di talli che lei chiamava " Lu Lessame " 
Questo era ritenuto un cibo quasi  propiziatorio , tanto   che  ne veniva dato un pò anche agli animali domestici  affinchè fossero preservati dalle punture di insetti " pi ni fà pizzicà da li ciampane...." 
A quei tempi in campagna, come in cucina, non si buttava via mai niente: della pianta si usavano tutte le parti  per sfruttare fino in fondo  ciò che ti donava la terra e i talli  altro non sono che  i germogli che restano dopo che la pianta è stata tagliata per il suo utilizzo .
Un tempo veniva portata al mercato dai contadini e regalata ai clienti  perchè  veniva vista  quasi  come uno scarto mentre oggi, oltre ad essere praticamente impossibili da trovare, vengono vendute a prezzi molto alti, tenendo anche conto che c'è un notevole scarto e che in cottura si riducono notevolmente..
Sono verdure molto delicate e raccontava che  venivano raccolte  il mattino presto perchè   altrimenti con il caldo  " s' ammusceven'"   rendendo più difficile la pulizia dei gambetti. Gli scarti della pulitura della verdura diventava, ovviamente,  cibo per gli animali di casa.....della serie " non si butta via niente! "


Nonna parlava dei talli dei broccoli, delle rape, delle zucchine, di cavolo, della cicoria, della scarola,dell'aglio, foglie di fave....

Ricordo che faceva due cotture: una  per i gambi, dopo  aver tolto loro  i filamenti,  ed una per le foglie che sono più tenere.
A queste verdure si aggiungevano dei legumi secchi, che erano stati messi in ammollo la sera prima,  cotiche, osso di prosciutto, piedini di maiale, pancetta.
E' un piatto lungo da preparare poichè tutti gli ingredienti vanno cucinati separatamente: i legumi vanno lessati per circa due ore (separatamente) e solo dopo vanno riuniti in un'unica pentola; i vari pezzi di carne vanno cucinati in acqua bollente  e poi dissossati e ributtati i pezzetti nel loro brodo. A questo si uniscono  i talli ed i legumi preparati in precedenza e si prosegue la cottura. Intanto si prepara un soffritto con cipolla , lardo,  un pò di pancetta e diversi odori come mentuccia, finocchio selvatico, prezzemolo, timo salvia. Infine questo soffritto viene aggiunto al brodo di carne e verdure.
La ricetta di Nonna non prevedeva l'aggiunta di pasta ma fette di pane abbrustolito  che veniva messo sul fondo del piatto e ricoperto da questa deliziosa minestra.

Avendo le materie prime adatte, mi piacerebbe moltissimo prepararlo di nuovo. Quindi, chi ha un orto si faccia avanti !
Ultimo ricordo legato all'argomento...Quando nonna Mangiava le prime fave , l'avvolgeva sempre una certa allegria poichè diceva che stava ad indicare  che era finito il periodo di ristrettezze alimentari e che ricominciava un nuovo ciclo di abbondanza.
Le fave ,quindi , per lei rappresentavano il  passaggio da una condizione ad un'altra e questa cosa, come in tante altre che lei diceva, mi  ha sempre mostrato quanta  cultura ci fosse dietro  la saggezza contadina.
Infatti   spesso ritrovavo i suoi semplici insegnamenti   nei miei testi del Liceo ed in uno dei cassetti della mia memoria riaffiorava  il ricordo in cui si parlava delle feste dedicate alla dea Flora, al tempo dei romani, e le fave erano presenti nelle celebrazioni di questa divinità, protettrice della natura che germoglia...

lunedì 27 aprile 2015

Work in progress.....
PAGNOTTELLE DA LATTE DI NONNA MARIA

 

Il risultato finale....






Questi  biscotti sono uno dei primi ricordi che riaffiorano nella mia mente.  Mi sembra ancora di risentire il profumo che fuoriusciva dalla vecchia  cucina economica a legna che avevamo a casa.
La ricetta  prevede ingredienti semplici, di quelli che non mancano mai e che ti permettono di creare piccole dolcezze con niente.

Per circa 15 pagnottelle:
500g di farina  OO;
200g di zucchero;
80 g di burro o margarina ( la ricetta originale prevedeva lo strutto, ma erano altri tempi ed altro strutto...);
1/2 bicchiere di latte;
una bustina di lievito;
buccia di limone grattugiata. ( a piacere si può aggiungere uvetta o  pezzetti di cioccolato)

Mescolare bene farina, zucchero e burro. Aggiungere uova, latte, limone ed infine il lievito.
Mettere tutto in una capace  ciotola e lasciare lievitare al caldo per 2 ore.
Prendere l'impasto e fare tante pagnottelle che sistemeremo su una teglia rivestita di carta forno, ben distanziate tra loro. Forno a 180° per 15/20 min.
Una volta raffreddate, spolverizzare con zucchero a velo e conservare in un contenitore con coperchio.
Rimangono morbide per alcuni giorni. Ottime da inzuppare nel latte, the o , per i più goduriosi, in vini dolci.

domenica 26 aprile 2015

Alcuni piatti di casa....

Crudo di pesce in insalata con cetrioli
La zuppa alla Nonna Igi
Fiadoncini  al Formaggio Pecorino


Pasta alla Mugnaia con Ragù di agnello

Agnello al profumo di Mirto e Trebbiano


Benvenuti!!!!

...e alla fine ho ceduto anch'io......Per chi non mi conoscesse, mi presento.
Il mio nome è Alessandra, 51 anni , abruzzese DOC.  Il mio è un mondo di tradizioni soprattutto culinarie. Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia dove erano presenti sia la componente contadina che quella marinara. Sono depositaria di un piccolo patrimonio costituito da ricette sia di terra che di mare. Sono sempre stata favorevole alla condivisione delle mie conoscenze anche perchè lo reputo  un modo per salvare la memoria  delle nostre antiche tradizioni.  Mia ulteriore ricchezza è l'essere circondata da un ricco parterre di  amiche , tutte eccellenti cuoche.....Luce, Angela, Nunzia sono solo alcune  delle mie muse ispiratrici.
Last  but  not least, la mia mitica  mamma.....Nonna Igi per i più intimi!!!!  E' stata proprio lei, insieme alla  compianta Nonna Maria, ad insegnarmi  tutto e di più di pentole e fornelli....
Penso che cucinare per qualcuno sia una delle più alte manifestazioni di affetto, specialmente quando i piatti sono pensati ad hoc per chi li dovrà gustare. E' un dono a cui hai dedicato tempo per scegliere materie prime degne della persona che proverà il tuo piatto. Non capita anche a voi di associare ad ogni persona delle ricette che sapete essere da queste graditissime? Questo, per me, è affetto.
Bene, dopo tante parole, presto passerò all'azione condividendo con voi quello che passerà per i miei fornelli.
A presto.
Ale